Storia di un parto (ultima parte)
Mentre l'ostetrica si prendeva cura del piccolo appena arrivato lavandolo e misurandolo, la ginecologa è rimasta in sala parto con me per aiutarmi ad espellere la placenta e per ripulire l'utero da eventuali residui. Qualcuno potrebbe non credermi ma,con l'adrenalina che lentamente abbandonava il mio corpo, quello è stato uno dei momenti più fastidiosi e difficili da sopportare di tutto il parto; sentivo letteralmente le garze grattare e ho stretto i denti parecchio per non lamentarmi.
Fortunatamente non ho subito nessun tipo di lacerazione e, di conseguenza, non ho avuto bisogno di punti e questa era una cosa che mi preoccupava parecchio!
Finite le varie manovre di pulizia (mie e del piccolo) sono finalmente scesa dal lettino, mi hanno messa su una sedia a rotelle (pura precauzione, perchè io mi sentivo veramente benissimo) e mi hanno accompagnata nella stanza accanto, dove per la prima volta ho visto mio figlio.
Era disteso, tutto nudo, sotto una specie di cappa che emanava calore, in modo da rendergli meno traumatico e insopportabile il tempo necessario per effettuare tutte le verifiche sulla sua salute.
Gianluca era lì, in piedi di fronte a lui, che lo guardava tra l'orgoglioso e il commosso, con gli occhi ancora lucidi.
Pochi istanti in cui l'ostetrica lo ha vestito e poi, per la prima volta, ho potuto prenderlo in braccio e stringerlo a me; non facevo che guardarlo e girarmi sorridendo verso Gianluca, poi tornavo a guardare Claudio, ne osservavo ogni centimetro, ogni movimento, e poi di nuovo mi giravo per vedere Gianluca. Non riuscivo a fare altro.
Il sonno, la stanchezza, la voglia che sembrava irresistibile di chiudere gli occhi e dormire che avevo provato solo poco prima era scomparsa, si era dissolta nell'attimo in cui Claudio era venuto al mondo.
Arrivata in camera l'infermiera mi ha fatto vedere come attaccare Claudio al seno e da quel momento siamo sempre stati insieme, giorno e notte, fino ad oggi.
Ricordo che la prima notte in ospedale praticamente non ho dormito; in stanza con me c'erano tre ragazze con le loro tre bambine, e sarà stata l'emozione di avere mio figlio sereno e addormentato per la prima volta accanto a me, sarà stato il pianto quasi ininterrotto delle altre bambine, sarà stato il mio "bisogno" di buttare un occhio nella culla accanto al mio letto perchè mi sembrava impossibile che in mezzo a tanto caos il mio piccolo fosse l'unico a non piangere e a continuare a dormire beatamente, ma non credo di avere dormito più di due ore in tutto.
Il giorno dopo, la mancanza di sonno dei due giorni precedenti non mi pesava affatto; in fondo, erano state giornate in cui avevo avuto parecchie "prime volte" e tante mi aspettavano .... ero pronta ad affrontare qualunque cosa!
L'ospedale prevedeva una degenza di 4 giorni in caso di parto spontaneo, ma la noia era tanta e le giornate in ospedale sembravano non finire mai; la mattina del terzo giorno, durante il giro visite, ho chiesto ai medici se potevano dimettermi prima e dopo una breve visita di controllo dal ginecologo per me e dalla pediatra per Claudio, prima dell'ora di mezzogiorno eravamo pronti per le dimissioni e per l'ora di pranzo ero seduta a tavola con Gianluca, mamma e papà (i neononni!) mentre il pupo dormiva beatamente nella sua nuova carrozzina.
Fortunatamente non ho subito nessun tipo di lacerazione e, di conseguenza, non ho avuto bisogno di punti e questa era una cosa che mi preoccupava parecchio!
Finite le varie manovre di pulizia (mie e del piccolo) sono finalmente scesa dal lettino, mi hanno messa su una sedia a rotelle (pura precauzione, perchè io mi sentivo veramente benissimo) e mi hanno accompagnata nella stanza accanto, dove per la prima volta ho visto mio figlio.
Era disteso, tutto nudo, sotto una specie di cappa che emanava calore, in modo da rendergli meno traumatico e insopportabile il tempo necessario per effettuare tutte le verifiche sulla sua salute.
Gianluca era lì, in piedi di fronte a lui, che lo guardava tra l'orgoglioso e il commosso, con gli occhi ancora lucidi.
Pochi istanti in cui l'ostetrica lo ha vestito e poi, per la prima volta, ho potuto prenderlo in braccio e stringerlo a me; non facevo che guardarlo e girarmi sorridendo verso Gianluca, poi tornavo a guardare Claudio, ne osservavo ogni centimetro, ogni movimento, e poi di nuovo mi giravo per vedere Gianluca. Non riuscivo a fare altro.
Il sonno, la stanchezza, la voglia che sembrava irresistibile di chiudere gli occhi e dormire che avevo provato solo poco prima era scomparsa, si era dissolta nell'attimo in cui Claudio era venuto al mondo.
Arrivata in camera l'infermiera mi ha fatto vedere come attaccare Claudio al seno e da quel momento siamo sempre stati insieme, giorno e notte, fino ad oggi.
Ricordo che la prima notte in ospedale praticamente non ho dormito; in stanza con me c'erano tre ragazze con le loro tre bambine, e sarà stata l'emozione di avere mio figlio sereno e addormentato per la prima volta accanto a me, sarà stato il pianto quasi ininterrotto delle altre bambine, sarà stato il mio "bisogno" di buttare un occhio nella culla accanto al mio letto perchè mi sembrava impossibile che in mezzo a tanto caos il mio piccolo fosse l'unico a non piangere e a continuare a dormire beatamente, ma non credo di avere dormito più di due ore in tutto.
Il giorno dopo, la mancanza di sonno dei due giorni precedenti non mi pesava affatto; in fondo, erano state giornate in cui avevo avuto parecchie "prime volte" e tante mi aspettavano .... ero pronta ad affrontare qualunque cosa!
L'ospedale prevedeva una degenza di 4 giorni in caso di parto spontaneo, ma la noia era tanta e le giornate in ospedale sembravano non finire mai; la mattina del terzo giorno, durante il giro visite, ho chiesto ai medici se potevano dimettermi prima e dopo una breve visita di controllo dal ginecologo per me e dalla pediatra per Claudio, prima dell'ora di mezzogiorno eravamo pronti per le dimissioni e per l'ora di pranzo ero seduta a tavola con Gianluca, mamma e papà (i neononni!) mentre il pupo dormiva beatamente nella sua nuova carrozzina.
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